Combattere l’ansia – Training ONLINE E IN PRESENZA A PADOVA

combattere l'ansia

Docenti: Laura Casetta | Luca Rizzi
Data: Tutto l'anno
Prezzo: 60 euro all'ora



Perché un training su come combattere l’ansia?

Il training per combattere l’ansia ci aiuta a creare gli stati mentali e corporei (fisiologici) coinvolti nelle sensazioni di sicurezza, calma e appagamento. Oltre al fatto che si tratta di stati piacevoli di per sé, essi favoriscono una modalità di pensiero aperta, chiara e flessibile. Essi sono legati anche al sistema nervoso parasimpatico, che gioca un ruolo rilevante nel regolare e calmare l’ansia e l’attivazione funzionale a proteggerci da una eventuale minaccia.

La capacità di attivare sensazioni di calma, sicurezza e appagamento è utile ai fini del nostro benessere e viene modellata dalle esperienze di vita che facciamo… e da quelle che faremo! Quindi questo training si basa sullo sviluppare un modo diverso di relazionarsi con l’ansia, con i pensieri e le sensazioni fisiche che ne derivano, sviluppando capacità nel breve e lungo termine.

Come è organizzato il training per combattere l’ansia?

Il corso online per combattere l’ansia è organizzato su 10 incontri di un’ora e mezza. Durante questo tempo sarà dato uno spazio introduttivo (20-30  minuti) alla teoria delle emozioni e dell’ansia, accompagnata da video e testo scritto per approfondire, seguito da una parte di pratica (40-50 minuti circa), cui seguirà una condivisione libera dei vissuti in piccoli gruppi, per comprendere più a fondo la pratica.

I 4 incontri affronteranno i seguenti temi su un piano teorico:

  • Cos’è l’ansia: aspetti fisiologici ed evolutivi
  • False credenze sull’ansia
  • Esplorare la funzione dei pensieri e, in particolare, dell’autocritica
  • Cos’è la Compassione

Le pratiche proposte invece saranno:

  • la pratica del respiro calmante
  • defondersi dai pensieri
  • imparare a fare spazio alle proprie sensazioni fisiche e alle proprie emozioni
  • esplorare i propri valori per chiarire quale direzione vogliamo intraprendere
  • sviluppare un dialogo interno più compassionevole.

A chi è rivolto il training online per combattere l’ansia?

Questo corso online è rivolto a tutti coloro che vogliano apprendere nuove capacità per gestire l’ansia e l’autocritica.

 

Come accedere al corso online per combattere l’ansia?

Per iscriverti manda una mail a l.rizzi@psicoterapiafunzionale.it, ti verrà detto se ci sono ancora posti disponibili e come procedere per l’iscrizione. Per info puoi anche chiamare il 3292169795.

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Ansia e Sistema della Minaccia

L’ansia può rendere la vita difficile, bloccando la nostra mente in circoli di pensieri ed emozioni. Ma da dove nasce l’ansia?

Ci sono diverse teorie sulle emozioni in generale ma, per lo scopo di questo training semplifichiamo dicendo che abbiamo tre sistemi emotivi principali. Paul Gilbert (nel libro La Mente Compassionevole  del 2009), li ha rappresentati e riassunto nel ‘modello dei tre cerchi’ o ‘modello dei tre sistemi’. Esso propone che le emozioni sono state modellate dall’evoluzione in modo da svolgere diverse funzioni, le quali hanno tutte contribuito ad aumentare la nostra probabilità di sopravvivere e riprodurci, trasmettendo i nostri geni alle generazioni future. I tre principali sistemi emotivi sono denominati sistema di protezione della minaccia (threat), sistema di ricerca di stimoli e risorse (drive), sistema calmante di appagamento e sicurezza (soothing).

In breve:

  1. Il sistema di protezione dalla minaccia, che comprende emozioni di rabbia, paura e disgusto, serve ad aiutarci a identificare i pericoli e rispondere a essi. L’ansia è dovuta all’attivazione di questo sistema.
  2. Il sistema di ricerca di stimoli e risorse, legato alle emozioni di entusiasmo e gioia, ci motiva a cercare risorse e obiettivi che potrebbero esserci utili.
  3. Il sistema calmante di appagamento e sicurezza, legato a sentimenti di appagamento, calma e sicurezza, ci aiuta a trascorrere dei periodi di riposo e pace, quando non ci sentiamo minacciati o non siamo impegnati a cercare di raggiungere delle mete; ci spinge, inoltre, a dare e ricevere accudimento.

Il sistema della minaccia e di protezione  di sé

Le funzioni del sistema della minaccia sono di attivare l’attenzione, dirigendola verso stimoli minacciosi, e di motivarci a difenderci e metterci in salvo. È legato a una serie di cambiamenti fisiologici, cerebrali e corporei, immediatamente successivi al riconoscimento dello stimolo, che ci preparano ad agire. È collegato ad aspetti del nostro meccanismo di risposta allo stress, come il sistema nervoso simpatico e l’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (HPA), che generalmente innesca una risposta di attivazione. È associato a una gamma di emozioni connesse allo stato di minaccia -per esempio, rabbia, ansia, disgusto- che sollecitano differenti pattern corporei di azione e di risposta allo stimolo minaccioso, generalmente noti con l’espressione ‘fight or flight’ (lotta o fuga). Per quanto riguarda il comportamento, il sistema della minaccia ci spinge ad attuare diversi tipi di reazione, compresi l’aggressione, l’evitamento, la sottomissione e così via; talvolta invece, causa l’inibizione o la disattivazione della risposta.

Anche se è associato a emozioni (es. rabbia, ansia e disgusto) spesso spiacevoli, angoscianti o dolorose, ciò non significa che il sistema di minaccia sia ‘cattivo’. È bene ricordare che si è evoluto per proteggerci, e che le emozioni a esso connesse svolgono funzioni importanti per questo scopo. Ecco perché ci riferiamo a esse come emozioni connesse alla minaccia.

A cosa serve l’ansia?

L’ansia ha lo scopo di avvertirci del pericolo, di motivarci a fuggire e allontanarci, o di ‘congelarci’, così da impedirci di avvicinarci. Pensa alla sensazione che proveresti se, mentre cammini verso casa nel buio, a notte fonda, sentissi un rumore di passi alle tue spalle.

A questo punto, ciò che potresti aver colto è che, da una parte, le funzioni del sistema di protezione dalla minaccia sono quelle di rilevare e rispondere a potenziali minacce fisiche contro il nostro corpo e la nostra vita (come avviene negli altri animali); dall’altra, poiché apparteniamo a una specie altamente sociale, la cui sopravvivenza e benessere sono legati ad altri esseri umani, molte delle nostre minacce hanno una natura sociale. Dunque, sappiamo che esperienze di rifiuto, esclusione, critica e separazione (tra le altre) possono innescare il nostro sistema della minaccia, proprio come accade in altri animali sociali.

Meglio prevenire che curare

Il nostro sistema di protezione dalla minaccia risponde molto rapidamente, al di fuori della consapevolezza. Pensa a come reagisci quando, con la coda dell’occhio, vedi una piccola ombra scura. Per la paura e la tensione potresti arrossire tutto d’un tratto e in maniera automatica, o, magari, sussultare. Il fatto che si trattasse di un po’ di peluria (anziché di un ragno!) non ha importanza -la mente è programmata per rispondere al pericolo in modo immediato, piuttosto che prendersi del tempo per controllare di che cosa si tratti e poi decidere di reagire. Come dice il proverbio inglese: ‘You can have lunch many, many times, but you can only be lunch once’ (Puoi godere di un pranzo molte volte, ma essere un pranzo una sola volta)!

Dunque, corpo e cervello si sono evoluti in modo da approcciarsi alle potenziali minacce del mondo secondo il principio del ‘meglio prevenire che curare’, che consiste nel cercare di proteggersi formulando giudizi e risposte in maniera rapida, ‘immediata e approssimativa’ -anche se talvolta questo significa sovrastimare la minaccia..

In condizioni di pericolo, la nostra attenzione e consapevolezza sono orientate e ‘influenzate’ in diversi modi. In effetti, svariati studi dimostrano che tendiamo a focalizzare la nostra attenzione, in maniera rapida e automatica, più ai segnali di minaccia che a quelli positivi. Ad esempio, durante un esperimento eye tracking al computer, i partecipanti erano più rapidi a individuare un’espressione accigliata in mezzo a novantanove volti sorridenti, che non il contrario (un’espressione sorridente tra novantanove volti accigliati). Potrebbe essere utile considerare un esempio più quotidiano di come questo sistema condizioni la nostra attenzione: immagina di andare a fare shopping per il compleanno di un amico o familiare. Nei primi nove negozi che visiti, il personale è caloroso, amichevole e servizievole; ti mostra dove puoi trovare ciò che stai cercando e ti tratta con gentilezza per tutto il tempo. Tuttavia, nel decimo e ultimo negozio, il commesso è molto sgarbato verso di te; ignora la tua richiesta di assistenza, ti tratta con sufficienza, e, nel complesso, si rivela irrispettoso nei tuoi confronti e disinteressato nell’aiutarti. Quando, al termine della tua giornata di shopping, torni a casa, di quale esperienza pensi che parlerai? È altamente probabile che, sebbene il 90% delle tue esperienze siano state positive, focalizzerai la tua attenzione e rifletterai sull’esperienza minacciosa dell’ultimo negozio.

Dunque, quando il nostro sistema di protezione dalla minaccia viene innescato, è più probabile che ci preoccupiamo, rimuginiamo e immaginiamo esiti o interpretazioni negativi (es scenario della peggiore ipotesi), rispetto a quando è inattivo. Per capire come può la mente rimanere intrappolata in uno stato di minaccia, è importante ricordare che il cervello è molto ’plastico’ e viene modellato dalle esperienze che facciamo. Vivere determinate situazioni minacciose (es. bullismo, critica, rifiuto), dà origine a patterns o loops mentali che possono alimentare difficoltà permanenti. Gli scienziati stanno trovando prove a sostegno dell’ipotesi che le connessioni tra neuroni si possono rafforzare, se vengono attivate con frequenza (come un muscolo); dunque, stimolare a lungo i ‘loops mentali’ legati alla minaccia può far sì che questi patterns si attivino con molta facilità. In questi casi, il sistema di protezione dalla minaccia potrebbe essere alimentato “dall’interno”, attraverso questi loops, creando una fonte duratura di malessere e sofferenza, distinta (anche se legata) dai pericoli di cui facciamo esperienza nel mondo esterno (es. persone che ci fanno del male, ci criticano o ci respingono).

Risulta inoltre che, se abbiamo un sistema della minaccia molto attivo, può essere difficile pensare a noi stessi, agli altri e alle nostre vite in modo equilibrato e utile.

 

 

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