Vi è mai capitato, suonando, di sentirvi così immersi nella musica e in quello che stavate facendo, da perdere la cognizione del tempo e di voi stessi?
Avete mai provato un intenso piacere unito alla sensazione che ogni fatica mentale o fisica svanisse, sostituita da un alto livello di concentrazione?
Se vi è capitato, probabilmente avete sperimentato quello che si chiama flusso, in inglese Flow. Questo stato mentale è comunemente provato dai musicisti, ed è stato studiato anche nello sport e in altre attività quotidiane, da quelle più comuni come lavare i piatti, ad altre come lavorare in ufficio.
Il flow è stato studiato da Mihaly Csikszentmihalyi, un famoso psicologo ungherese poi trasferitosi negli Stati Uniti e padre del filone della psicologia chiamato psicologia positiva. Il Flow ci dà gioia e soprattutto contribuisce al senso che diamo a ciò che facciamo. Non è solo una gioia momentanea, come quella indotta dall’uso di sostanze o dal vincere al Gratta&Vinci: è una gioia che ha a che fare con il senso che diamo alla vita, col sentirci connessi ad essa. Lo stato di Flow è un forte rinforzatore e ci motiva a migliorarci anche in presenza di ostacoli e difficoltà. Questo significa che possiamo esercitarci per ore a fare scale, perfezionarci sull’intonazione e sul timbro, ripetere esercizi o passaggi più e più volte perché siamo motivati da quella gioia e da quel senso di connessione che a volte sperimentiamo suonando o ascoltando musica.
Per comprendere come avvicinarci al Flow, dobbiamo prima chiederci cosa succede nel cervello. Partiamo da alcune caratteristiche comuni che le persone riportano quando sono in uno stato di Flow:
Questo accade perché il nostro cervello inizia funzionare in un modo diverso dal solito.
Iniziamo dal considerare che lo stato del cervello può essere descritto da:
Quando entriamo in uno stato di Flow, a livello chimico succede qualcosa di simile a quando sogniamo, ma siamo in uno stato di veglia e il flusso di stimoli è interno. I neurotrasmettitori aminergici si abbassano e aumenta la concentrazione di acetilcolina. Affinché ciò avvenga il musicista ha bisogno di poter accedere in modo automatico al repertorio di movimenti necessari all’esecuzione, in modo da non dover utilizzare volontariamente il richiamo della memoria. Il Flow, infatti, è possibile solo quando non c’è bisogno dei neurotrasmettitori aminergici che mediano l’apprendimento e la memoria.
Un altro aspetto interessante sul Flow è che sembra rifletta la dominanza dell’emisfero destro sul sinistro. L’emisfero destro gioca un ruolo significativo nelle emozioni, mediando, ad esempio, il tono di voce con cui una frase viene detta. La musica ha a che fare con l’emisfero destro, capace di coordinare i processi emotivi con le forme e le strutture della musica. L’emisfero destro regola la concordanza tra i processi subcorticali e corticali legati al ritmo, l’armonia e la melodia, e tra i meccanismi emotivi del sistema limbico e i meccanismi percettivi e cognitivi della corteccia. L’emisfero destro soddisfa, attraverso la musica, i desideri del cuore e i bisogni di ordine della mente, consentendo al cervello di sincronizzarsi. L’attività neuronale del cervello durante lo stato di veglia si presenta come desincronizzata, mentre nello stato di Flow l’attività del cervello si sincronizza e i neuroni, nelle diverse aree del cervello, iniziano a danzare insieme. Da questo deriva il piacere e il senso di connessione, prospettiva e unione dello stato di Flow.
La dominanza dell’emisfero destro sul sinistro ha anche un ultimo effetto: si abbassa il volume dei nostri pensieri, mediati dall’emisfero sinistro, e possiamo dedicare tutta la nostra attenzione a quello che stiamo facendo, senza perdere risorse mentali a rispondere a quella vocina che ci dice “La prossima battuta la sbagli!” o “Stai suonando bene, vai avanti così!!”… e infiniti altri commenti che non fanno altro che distrarci.
Affinché possiamo sperimentare uno stato di Flow, l’attività a cui ci stiamo dedicando non deve essere né troppo facile, altrimenti diventa noiosa, né troppo difficile, altrimenti sperimenteremo ansia. Quando ciò che stiamo suonando rappresenta una sfida che percepiamo come adeguata al nostro livello, iniziamo a muovere il primo passo verso il Flow.
Il secondo passo per entrare nella magica bolla del Flow è avere chiaro l’obiettivo e dove focalizzare l’attenzione. L’attenzione è focalizzata per tracciare momento dopo momento la progressione verso l’obiettivo e può essere focalizzata su un aspetto tecnico, su una caratteristica del suono, su un movimento, sul ritmo, su un’immagine… Quando abbiamo chiaro l’obbiettivo e possiamo monitorare l’avanzamento di questo obiettivo, è probabile che entriamo nel flow.
Quindi, in base a quello che sappiamo dalla letteratura scientifica, per avvicinarsi al flow questi sono alcuni ingredienti fondamentali di cui dobbiamo tenere conto:
I musicisti vivono regolarmente esperienze di Flow, ma alcune caratteristiche di personalità e alcuni atteggiamenti mentali possono promuoverlo od ostacolarlo.
Ansia, intelligenza emotiva e tenacia unita al locus of control interno sono modi di rispondere alla vita mediati e influenzati da pensieri e abitudini mentali e, in quanto tali, possono essere modificati. Il cervello, infatti, è un organo altamente malleabile e modificabile, ma anche altamente sensibile a quei pensieri distruttivi che a volte si insinuano nella nostra mente mettendo il germe del dubbio che forse la strada che abbiamo scelto è sbagliata, che non ce la faremo o che non siamo abbastanza. Come si fa a smettere di annaffiare questi semi dannosi? Beh, esistono infiniti approcci psicologici, il mio è basato sulla mindfulness e sull’ACT, e a questo link potete leggere qualcosa in più sull’argomento.
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Flow. Psicologia dell’esperienza ottimale di Mihaly Csikszentmihalyi
Bloom, A. J., & Skutnick-Henley, P. (2005). Facilitating flow experiences among musicians. The American Music Teacher, 54(5), 24.
Rakei, A., Tan, J., & Bhattacharya, J. (2022). Flow in contemporary musicians: Individual differences in flow proneness, anxiety, and emotional intelligence. Plos one, 17(3), e0265936.
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