Cars 3: tre buoni motivi per andare al cinema a vederlo

Cars 3 è in questi giorni al cinema e, incuriosita di come la Disney avrebbe potuto sviluppare il personaggio di Saetta McQueen (dopo la delusione di Planes e lo scontato Cars 2) sono partita in missione con mia figlia e mio marito.

Un cartone dai colori caldi e malinconici ma non per questo privo di emozioni e suspence. Cars 3 racconta del “declino” di Saetta, ormai non più invincibile, anzi, decisamente “sorpassato” dalle nuove auto più aerodinamiche, veloci e tecnologiche. Saetta così si ritrova ad affrontare il suo tramonto, in un viaggio che lo porta a nuovi incontri e nuovi cambi di prospettiva. Non voglio dilungarmi sulla trama (andatelo a vedere!), ma ecco i tre motivi per vederlo con i propri figli e, in tradizione Genitori&Supereroi, come usarlo per insegnare ai propri figli ad andare oltre ad emozioni o trappole mentali che ci bloccano.

 

1- Vincere è accettare i propri limiti

Ebbene sì, questo è un film sull’accettazione. La maggior parte di noi e dei nostri figli NON E’ SUPER. Nel film Saetta non può più andare oltre i propri limiti: non gli rimane che accettarli e fare spazio, solo così si apre una nuova possibilità e un nuovo ruolo, quello di allenatore! Un grande tema ripreso da Cars 1 e ora sviluppato in tutte le sue sfumature, per ricordare che si può gioire nel sostenere e nell’essere vicini, non solo nell’essere i migliori.

 

2- Abbracciamo i 5 sensi

Nel film le nuove auto super veloci si allenano a computer attraverso tecnologie avanzate, non uscendo mai dalla fredda e sterile palestra. Ma Saetta non si piega a questo allenamento e riscopre il suo vecchio stile: la Disney ripropone magnificamente le sensazioni del fango, del bosco, della sabbia, della nebbia,  del giorno e della notte con tutte le loro diverse sfumature di colore. Un capolavoro dei 5 sensi da riscoprire e riabbracciare nella vita di tutti.

 

3– Liberarsi della trappola dell’IO SONO

Un messaggio più sottile mediato attraverso il colore di Saetta McQueen. Per tutti Saetta è di un intramontabile rosso fiammeggiante nelle vesti di campione, ma sviluppa diverse immagini di sé nel suo viaggio. Passa dal rosso al grigio incolore della depressione dopo l’incidente, e torna al rosso luccicante (ma stavolta è solo una copertura esterna tecnologica) per allenarsi e superare se stesso. Ma il vero cambiamento è molto più in profondità: nel contatto con i suoi valori Saetta alla fine abbandona il rosso e sposa il blu, in memoria e nel ruolo del vecchio Hudson Doc Hornet (e gli affezionati al rosso si commuovono… davvero un cambiamento radicale!). E tradotto nella vita reale?  Quando abbiamo un etichetta addosso (“brava”, “super”, “grande”) ci affezioniamo  ed è difficile “mollarla” per paura del rifiuto, dell’incertezza che ogni cambiamento implica. E così portiamo avanti sfide e battaglie per tenere delle etichette che, forse, non ci servono più. I tempi cambiano, solo la nostra testa pretende che noi non lo facciamo, quindi, liberiamoci dall’idea di chi siamo e abbracciamo la vita!

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