DEFINIRE LA DEPRESSIONE POST-PARTUM

I disturbi affettivi che si presentano nel post-partum possono essere suddivisi in tre categorie: il baby blues, la psicosi post-partum e la DPP. La prevalenza, l’insorgenza e la durata dei tre tipi di disturbo sono schematizzati nella tabella 1, adattata da Robertson (2004).

 

Disturbo Prevalenza(%)  Insorgenza Durata Trattamento
Baby blues 30-75 3 o 4 giorni dopo i parto Da qualche ora a qualche giorno, mai per più di 2 settimane Non è necessario, può essere utile rassicurare la donna
PPD 10-15 Entro 6 mesi dopo il parto Settimane o mesi Richiesto generalmente da parte di un professionista
Psicosi post-partum 0,1-0,2 Entro 2 settimane dopo il parto Settimane o mesi Richiesto  generalmente il ricovero

Baby Blues

Il Baby Blues è il più comune disturbo osservato nel periodo post natale e la sua prevalenza si stima essere tra il 30% e il 75%. I sintomi sono lievi e includono la labilità emotiva, l’irritabilità, la voglia di piangere, l’ansia generalizzata e disturbi del sonno e dell’appetito. Il Baby Blues si manifesta entro pochi giorni dal parto e i sintomi scompaiono entro pochi giorni. Per il baby Blues non è necessario un intervento di tipo psicologico o medico, ma è sufficiente rassicurare la donna.

 

PPD Psicosi post-partum

La psicosi post-partum è il disturbo più grave e meno frequente che si presenta nel periodo post-natale, con una prevalenza di 1 o 2 casi ogni 1000 mamme. L’insorgenza è rapida e i sintomi si presentano nelle 48-72 ore dopo il parto, sviluppandosi nelle due settimane successive. I sintomi sono il rapido cambiamento dell’umore, da depresso a maniacale, la presenza di comportamento disorganizzato, labilità dell’umore, mania e allucinazioni. La maggior parte dei casi necessita di ricovero e trattamento da parte di personale specializzato. Studi di natura clinica, genetica e di  follow-up mettono in luce che la psicosi post-partum è sovrapponibile, nei criteri diagnostici, al disturbo bipolare. Nonostante la prognosi sia generalmente favorevole e le donne abbiano una completa ripresa, c’è il rischio di sviluppare successivi episodi di ricaduta.

Depressione post-partum

La DPP è il disturbo più comune delle donne in età fertile, con una incidenza approssimativa del 13%. Nelle mamme adolescenti l’incidenza aumenta al 26%. La DPP generalmente insorge entro le prime 6 settimane dopo il parto e la maggior parte dei casi richiede un trattamento da parte di uno psicoterapeuta. In alcune donne, il baby blues semplicemente continua nel tempo e si aggrava nella sintomatologia, in altre donne un periodo di relativo benessere  dopo il parto è seguito da una graduale insorgenza depressiva. Recenti studi di natura epidemiologica e clinica suggeriscono che i disturbi dell’umore che seguono il parto non sono diversi da quelli che si presentano in ogni altra età. Quello che cambia nel post-partum è il contenuto dei pensieri, che si focalizzano sul parto o sul bambino, e l’esisto del disturbo, che ha conseguenze non solo sulla madre, ma anche sul bambino e sull’intera famiglia.

La DPP è caratterizzata da voglia di piangere, scoraggiamento, labilità emotiva, senso di colpa, perdita di appetito, ideazione suicidaria, disturbi del sonno, sensazioni di inadeguatezza, incapacità di gestire il bambino, ridotte concentrazione e memoria, fatica e irritabilità. Alcune donne si preoccupano eccessivamente della salute o dell’alimentazione del loro bambino e si percepiscono come mamme “cattive”, inadeguate o non amorevoli. Per avere i criteri diagnostici della depressione, i sintomi sopra riportati devono essere continuativamente presenti per almeno 2 settimane ed interferire con il funzionamento quotidiano della persona.

Nonostante i sintomi della DPP siano gli stessi di un disturbo depressivo che si presenta in qualsiasi altro momento di vita, i normali cambiamenti che seguono il parto, come la perdita di peso, le variazioni nelle abitudini del sonno, la fatica, possono mascherarne l’insorgenza ed ostacolarne la corretta diagnosi. Così, mentre una DPP severa viene facilmente individuata, una DPP con disturbi più lievi può essere scambiata per “normalità”. Sbagliare la diagnosi può, però, avere talvolta gravi conseguenze per la madre e il bambino, culminando in casi di suicidio o infanticidio.

La maggior parte dei casi di DPP si risolvono in pochi mesi dall’insorgenza. Comunque, per la maggior parte delle donne, il parto è l’evento stressante che dà l’avvio alla comparsa di episodi depressivi ricorrenti o che si cronicizzano in un disturbo depressivo conclamato. Le donne che hanno esperito la DPP, infatti, sono a rischio di ricadute successive, non necessariamente in concomitanza con posteriori parti. Dopo un episodio di DPP, la probabilità che ne insorga un altro è, infatti, secondo i criteri del disturbo depressivo maggiore come definito dal DSM IV, del 25%.

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